Diventare genitori – madre e padre – rappresenta, all’interno del ciclo di vita, un evento che segna l’accrescimento della personalità adulta e la disponibilità a sperimentare una nuova dimensione del sé familiare.
Maternità e genitorialità si sviluppano in un ampio arco di tempo che non si riducono all’evento nascita. Iniziano nella mente dei genitori ben prima che avvenga il concepimento e fanno parte di un lungo processo psicologico di crescita e maturazione.
Diventare genitori – madre e padre – costituisce un’importante crisi evolutiva, che offre alla coppia un’occasione di confronto sia con la propria capacità procreativa sia con le proprie figure genitoriali.
L’arrivo di un figlio comporta una ristrutturazione della coppia a livello genitoriale.
Diventare madre
Diventare madre non riguarda solo l’attesa della nascita del bambino, ma anche la nascita della funzione materna e la riorganizzazione della funzione personalità della donna (per es. cos’è diventata, quali acquisizioni, nuovi ruoli e compiti).
La gravidanza è un periodo ricco di rielaborazioni del passato e di progettazione per il futuro, un periodo di “crisi” nel senso etimologico del termine: di passaggio, di ponte tra passato e futuro.
Diventare madre si inserisce all’interno di un periodo di transizione, che avviene in un breve lasso di tempo rispetto gli altri momenti di “crisi” femminili (come possono essere l’adolescenza e la menopausa) e che comporta un carico di elaborazione più intenso.
In questo periodo l’equilibrio precedentemente acquisito lascia il posto a nuove esperienze che rimettono in gioco l’identità femminile. Pertanto, questa fase del ciclo di vita della donna può essere vissuta sia come un’opportunità di crescita e maturazione, che come un momento di vera crisi in cui possono emergere alcuni conflitti, ansia, stress e paure connesse all’evento gravidanza e nascita.
Diventare padre
Nel momento in cui la donna rimane incinta il bambino entra a far parte del processo di elaborazione mentale del padre.
Diventare padre, come per la madre, implica un confronto con le figure genitoriali della propria infanzia.
Al padre è preclusa la diretta esperienza della gestazione, in quanto il bambino non può essere sentito fisicamente come parte di sé. A questo si aggiunge il fatto che tra il padre e il bambino si pone il corpo della donna, sperimentando alcune volte sentimenti di invidia nei confronti della generatività femminile (espressi per es. sotto forma di sogni di ingravidamento o sintomi psicosomatici).
Alcuni padri possono provare gelosia nei confronti del nascituro, vivendo il bambino come un “rivale” che cerca di sottrargli le attenzioni della partner.
In questo periodo la donna è molto concentrata su di sé e l’intimità sessuale può diminuire.
Tra le principali fonti di preoccupazione del padre c’è anche il senso di responsabilità, caratteristico del ruolo tradizionale dell’uomo per l’assunzione del compito di protezione della diade madre-bambino e di mantenimento economico della famiglia.
Diventare padre, come per la madre, porta una particolare attività di organizzazione della vita futura, degli spazi per accogliere il figlio e di ricerca di un rapporto diretto col bambino durante la gravidanza attraverso un dialogo abituale con la pancia.
Un’elaborazione efficace della transizione alla paternità consentirà all’uomo di attivare la sua capacità di prendersi cura dell’Altro a partire dal momento della gravidanza.
Far parte del percorso che porta alla nascita del proprio figlio stimola quella che diversi studiosi di psicologia chiamano “engrossment” , l’essere completamente assorbiti, una specie di innamoramento che permette al padre di instaurare una forte relazione affettiva col nascituro fin dai primi giorni.