La Dr.ssa Manganoni, presso gli Studi di Psicologia e Psicoterapia di Padova e Bassano del Grappa, all’interno dello Spazio Maternità e Genitorialità, aiuta e sostiene le famiglie che hanno vissuto precocemente una morte prenatale o perinatale ad affrontare la perdita di quel bambino.
Quando il viaggio lungo il percorso del diventare genitori: madre e padre si interrompe, sia involontariamente (come in caso di aborto spontaneo, morte perinatale, perdita dopo un percorso di procreazione medicalmente assistita) che volontariamente (come in caso di un’interruzione volontaria di gravidanza o di un aborto terapeutico), possono nascere delle difficoltà che destabilizzano profondamente la coppia genitoriale, in quanto i processi avviati incontrano un blocco che si ripercuote sul benessere psicologico.
La perdita di un bambino, durante la gravidanza o dopo il parto, è tra gli eventi più difficili che possono capitare in una famiglia, perché è estremamente inaspettata e intensa. Presenta le caratteristiche del lutto, in quanto lascia una pesante sensazione di dolore e di vuoto.
L’impatto di questa notizia può così determinare un momento di shock emotivo, proprio delle situazioni traumatiche, e costituire un forte fattore di rischio per l’esordio di psicopatologia in entrambi i genitori (come ansia e depressione).
La perdita di un bambino, inoltre, rappresenta un fattore di rischio che può influenzare il benessere di gravidanze successive e compromettere la relazione genitore-bambino. Per questa ragione, se non adeguatamente elaborata può trasformarsi in “lutto complicato”.
La reazione psicologica dei genitori a questo evento traumatico dipende dalla fase del loro ciclo vitale, dalle modalità di entrare in contatto col mondo, dai riferimenti valoriali, dal ruolo familiare, sociale, lavorativo e dal supporto dell’ambiente.
Inizialmente, come afferma Kübler-Ross (1955), si assiste a un atteggiamento di incredulità e di disperazione. Segue un alternarsi di emozioni di diversa intensità, durata e senza un ordine preciso e che possono presentarsi più volte nel corso del tempo.
Nel lutto, in quanto processo psicologico, si possono distinguere alcune fasi: Negazione e Isolamento, Negoziato e Rito, Rabbia, Tristezza, Accettazione.
L’ascolto paziente, focalizzato e attivo di uno psicoterapeuta può aiutare la famiglia in lutto ad affrontare la perdita di un bambino, può aiutare a riorganizzare la vita, a riconoscere ed accettare la realtà della perdita e a sviluppare una nuova relazione con il bambino perduto.
La perdita di un bambino secondo la Psicoterapia della Gestalt
Perls (1971) sostiene che il dolore sia principalmente un segnale che richiama l’attenzione su un pericolo immediato, la cui risposta consiste nel distanziarsi.
La coppia che subisce la perdita del proprio bambino sperimenta così una situazione di pericolo, dove lo stato di emergenza crea un sovraccarico intollerabile.
Nei casi in cui si verifica un eccesso di pericolo subentrano delle funzioni temporanee che affrontano l’emergenza in maniera salutare, proteggendo la superficie sensibile.
Di fronte a questo evento traumatico possono emergere due tipologie di reazione:
– panico o shock, quando l’individuo si blocca: la funzione di questi meccanismi (“sub-attivi”) consiste nel proteggere temporaneamente la persona attraverso una specie di desensibilizzazione corporea;
– negazione: permette di scaricare parte della tensione attraverso i sogni, l’immaginazione e la pseudo-allucinazione (meccanismi “super-attivi”).
Lo psicoterapeuta della Gestalt considera la resistenza ad accogliere la perdita di un bambino che può sperimentare la coppia genitoriale, non come una barriera da rimuovere, ma come una forza creativa, la cui funzione è quella di arginare l’angoscia intollerabile (per quella famiglia).
Le funzioni, appena descritte, se permangono rigidamente, possono però configurarsi come un blocco nel contatto e determinare importanti risvolti psicopatologici nell’individuo (per es. ansia e depressione).
Cosa accade al sé famiglia?
La morte precoce di un bambino, in gravidanza o dopo il parto, interrompe le fantasie legate a quella gravidanza e a quella storia di maternità, costringendo i genitori a vivere realtà diverse da quelle desiderate, determinando nel sé famiglia l’interruzione della forza volitiva e decisionale di diventare genitori: madre e padre.
Inoltre, i corpi dei genitori colpiti da morte perinatale subiscono dei cambiamenti.
Il vissuto corporeo della donna è più accentuato: da un corpo pieno a un corpo vuoto perché il suo grembo e le sue braccia si ritrovano vuote, senza nessuno da accudire.
I corpi che si erano aperti e incontrati per generare possono chiudersi e mettere distanza fra di loro. Ragione per cui, dopo un’esperienza così forte, molte coppie si allontanano o si perdono, rinunciando alla loro progettualità.
Infine, il sé famiglia può far fatica ad adattarsi ai cambiamenti nelle relazioni sociali che la situazione richiede, determinando dei possibili blocchi del ciclo vitale familiare se non avviene l’elaborazione del lutto e del dolore (Kübler-Ross, 1955), compromettendo future genitorialità.
Cosa può fare lo psicoterapeuta?
Lo psicoterapeuta della Gestalt può offrire un sostegno specifico alle famiglie in lutto:
– so-stando nel qui-e-ora, nel rispetto dei tempi individuali;
– favorendo l’espressione del dolore: di pensarlo, definirlo e condividerlo;
– favorendo l’elaborazione del senso di vuoto;
– favorendo il riconoscimento, l’accettazione della perdita e lo sviluppo di una nuova relazione con il bambino perduto;
– permettendo l’integrazione dell’evento all’interno della vita e la possibilità di procedere verso la riorganizzazione della vita.
Kübler Ross (1955), On death and dying, London: Routledge (trad. it. : La morte e il morire, Assisi: Cittadella, 1976)
Perls F., Hefferline R.F., Goodman P. (1971; 1997), Teoria e pratica della Gestalt. Vitalità e accrescimento nella personalità umana, Roma: Astrolabio (ed or. 1951).